Ed eccoci al solito appuntamento del lunedi. Oggi voglio disseppellire un vecchissimo scritto, uno dei primissimi, agli albori della mia fulgida carriera. Scherzi a parte, semmai la mia carriera diverrà fulgida non credo che lo dovrò a questo scritto, ma ai fini del blog tutto fa brodo!
buona lettura
NON TROVO L’USCITA
Non trovo l’uscita. Ci provo, ci riprovo ma non la trovo. Eppure deve essere da qualche parte. Quanti giorno sono chiuso ormai? Fuori da ogni contatto umano, fuori da ogni rapporto, fuori dalla luce, dal buio, dall’ombra. Oramai non sento più neanche Lui. Tuttavia è stato Lui a farmi entrare. Mi ha attirato, con facili promesse. E molte le ha mantenute, irretendomi, adulandomi, viziandomi, facendomi assuefare ai suoi modi, al suo lusso, alla sua potenza, aumentando sempre più la mia mollezza. Nondimeno non sono certo nata ieri. Io e la mia “razza” siamo combattenti, sveglie, veloci, arrampicatrici. Ma non è servito a nulla.
Poco fa uno spiraglio, un po’ di luce, un po’ d’aria. Era Lui. Voleva vedere se ero già morta. Vorrei rimanere viva solo per il dispetto, solo per fargli un torto, l’unico che potrei fare in queste condizioni. Quell’essere infatti mi controlla senza sosta; detiene il potere unico, è tutto ciò che ho, è il mio destino. E dire che nel primo istante, quando “la scatola” è calata su di me per la prima volta, accompagnata da quel vago sentore di morte, io pensai ad uno scherzo. Non potevo credere che il mio benefattore potesse volermi del male. Anzi addirittura non riuscivo a concepire una cosa del genere. Solo il tempo mi squarciò il velo di menzogne che avevo costruito sulle Sue menzogne, aiutandomi a capire. Capii che non mi aveva intrappolato per farmi riposare, come congetturai il secondo giorno. Capii che non mi avrebbe più cibato, più saziato, più soddisfatto già il terzo giorno. Il quarto soltanto intuii che voleva la mia sofferenza, che voleva essere partecipe della mia fine. Non solo, Lui voleva essere l’incarnazione della mia fine. Lo seppi non appena studiai i suoi movimenti, dapprima sempre atti ad aprire una fessura, per farsi un’idea del mio stato di salute, come se non aspettasse altro che io spirassi. Poi si fece più cauto, mi concesse del tempo, divenne calmo, calcolatore e freddo. Per usare una sua espressione mi “cosse nel mio stesso brodo”. Quanto dovetti soffrire, quanto dovetti penare!
La furia cieca mi travolse il quinto giorno. Un record sicuramente imbattuto. Non morire in quelle condizioni sfiorava la follia. Sbattei sulle pareti, quelle morbide pareti inviolabili che erano la mia prigione e la mia tomba. Urlai, stridei, combattei, sempre sconfitta e sempre umiliata. Che peso tremendo sul mio cuore! Essere tradita dallo stesso che fino ad allora mi aveva accudita e protetta. Un peso, un macigno gravava sulla mia anima, come se non potessi respirare, come se fossi sott’acqua, senza più appigli, senza salvezza. Il fiato era mozzato, gli occhi strabuzzati. Lacrime scendevano, di rabbia e costernazione; di tristezza ed amarezza, lacrime di morte.
E così arriviamo alla fine dei miei giorni. D’altro canto come potevo sperare in un lieto fine? Lui, quel Lui che era stato mio compagno si è trasformato in carnefice. Ma poteva essere altrimenti? Così grande, enorme, immenso, infinito; ed io così piccola ed indifesa. Ormai ho scacciato via i “perché”, i “come mai”, e quasi non penso più a quelle sue mani, divenute artigli e catene. C’è dolore in questa scatola, ma anche rassegnazione. Non resisterò più, ti darò la soddisfazione che cerchi, ti darò ciò che hai sempre voluto, ti darò tutto ciò che ho. Ti darò la mia vita; è tua, prendila.
Infine, mentre esalo l’ultimo respiro, rido. Sghignazzo e sogghigno, rido di me e della mia stupidità, della mia ingenuità, mi regalo un ultimo momento felice. Non mi interessa più nulla, non mi interessa rivedere le verdi praterie ed il cielo cobalto. Nulla mi appartiene adesso.
Ma d’altronde, si è mai sentito di una lucertola che fa amicizia con un ragazzino?
L. Quadrini
Ah Lorè, dovevi conoscermi durante i miei tempi d'oro da acchiappa-lucertole P:
RispondiEliminaAdesso avresti già scritto una trilogia sulle mie mirabolanti avventure P:
Gran bel racconto comunque! E superbo utilizzo del verbo cuocere :P
buono! dico... buono!!!!
RispondiEliminacontinua così
raggiungiamo almeno una trentina di racconti.
e poi...... il salto nel buio.
un bacio
...ho avuto il privilegio di leggere 3 dei tuoi scritti in anteprima..e questo è stato il primo che ho letto!!
RispondiEliminaparticolare...originale...diverso....
bravo bravo...niente male amico;)!!
un bacione..
ale